N. 110 Alessandro Ferrari

Descrizione

Si erano scritti per mesi ogni giorno, riempiendo le giornate di parole all’inizio più timide poi via via più profonde. Eppure, quando finalmente decisero di incontrarsi una sera d’estate nella nuova Darsena, tra i tavolini di uno stand di hamburger e le lucine appese come stelle addomesticate alle feste di paese, il silenzio cadde come un sipario imbarazzante. Lui assicurò la bici attorno a un palo e ordinò uno spritz annacquato, lei rise per non dire che aveva immaginato qualcosa di più cinematografico di un fiume profondo pochi centimetri che emanava cattivo odore. Poi, come succede nelle commedie romantiche a basso costo, un gruppo di ragazzi passò cantando, mentre festeggiavano un neolaureato con in mano palloncini colorati, e uno le si incastrò tra i capelli. Lui la liberò goffamente e si rovesciò mezzo bicchiere addosso. Lei rise di nuovo, stavolta senza fingere, e lui capì che l’attesa aveva avuto il suo perché: non servivano frasi perfette, bastava quel ridicolo splendore. Così, noncuranti della musica orribile che usciva dal chiosco a fianco, iniziarono a parlarsi davvero, come se tutto il resto fosse stato solo il trailer.